Khepri, il dio sole scarabeo dell’antico Egitto

Kepri è un dio … il sole del mattino.

I teologi di Tebe, nel trattato chiamato “libro dell’Amduat” (“ciò che è nel mondo degli inferi”) hanno cercato di dimostrare che durante la notte l’energia solare riacquistava efficacia di ora in ora e che il dio-sole morto, a testa di ariete (If.Ra) si mutava al termine della notte trasformandosi in uno scarabeo che rappresentava “il sole che viene ad esistenza”, il sole del mattino: Khepri.

Il viaggio del sole (del dio Ra), disseminato di ostacoli e di pericoli, durante le dodici divisioni nell’aldilà delle ore della notte (dal tramonto fino all’alba), viene descritto in tale trattato con estrema precisione. In questo libro religioso, chiamato dagli antichi “il libro della Camera Nascosta”, si narra che l’imbarcazione del dio era fornita di un folto equipaggio di divinità che, come un equipaggio di un bastimento, aveva la prerogativa di aiutarlo durante la traversata.

Khepri è anche il sole che è ancora un bambino e trova la sua veste nella teologia dell’Ogdoade di Hemno … “il sacerdozio di Heliopolis lo trasformò in divinità solare nell’aspetto mattiniero”.

Nell’antico Egitto, tra altri numi solari, incontriamo qui la concezione trinitaria di divinità solari … Khepri, Ra ed Atum: Ra è quello del mezzogiorno, quando il sole è allo zenit ed è all’apice della potenza, mentre Atum è quello della sera, più vecchio e saggio.

 “Io sono Khepri la mattina, Ra a mezzogiorno e Atum la sera”.

Fra i testi dei Libri dell’Oltretomba numerosi si riferiscono alla creazione del disco solare, ove viene descritta, incisa su diverse pareti, la discesa dell’astro (del dio Amon-Ra) nella Duat (oltretomba) a bordo della barca della notte e la trasformazione notturna dell’astro in un nuovo sole e quindi la sua apoteosi.

Il corpo di Ra, detto anche “quello dell’orizzonte” è illuminato da un disco ricevuto da due braccia levate raffigurante la discesa del sole nel mondo sotterraneo che è reso per immagini dallo scorrere delle dodici ore, rappresentate da dodici donne.

Khepri dunque è Ra, ed anche quello dell’orizzonte, il sole che diviene.

Le scene del rituale alludono alle trasformazioni del grande dio che si avvicina a piedi ad un grande disco rosso dal quale sta spuntando la parte superiore di uno scarabeo alato: Khepri.

Lo scarabeo alato esce da questo grande globo rosso tenendo fra le zampe un piccolo disco rosso: “Questo Ra diventa il grande Khepri nell’Occidente”.

Questo è il viaggio notturno del disco solare, adorato da altri dèi, raffigurato con scene legate al concetto della rinascita: nella prima Ra appare come disco solare e poi come scarabeo, quindi raffigurato con la testa di ariete che percorre a piedi la Duat.

Il rituale del viaggio notturno compiuto dal Sole è l’idea del doppio superamento del male che, nella forma del serpente Apofi, minaccia di far arrestare la barca solare ed il superamento della morte ma anche un processo biologico che il dio Sole subisce di persona invecchiando, morendo e rinascendo.

È Khepri che ogni mattina spinge Ra fuori dall’oltretomba e questo continuo risorgere del sole rappresentava, appunto, la costante rinascita della madre Nut, dea del cielo, e Khepri stava ad indicare tutte le trasformazioni dell’uomo dalla vita alla morte ed alla sua successiva rinascita.

Khepri, raffigurato come uno scarabeo oppure anche umanizzato ma con la forma del coleottero al posto della testa, nel prendere le forme dello scarabeo simboleggiava il divenire (sorgere, tramontare e risorgere) del disco solare durante il suo ciclo giornaliero e rappresentava pertanto il Sole sia come simbolo del potere generativo e della vita sulla morte ed anche, come detto, sia rinascita che della vittoria della luce sulle tenebre.

Il dio Kepri, considerato dai sacerdoti il simbolo dell’interpretazione del ripetersi del giorno e della notte era in affinità con le caratteristiche dello scarabeo sacro, lo scarabeo stercorario.

Lo scarabeus sacer, (chiamato Khepra, kheperer) termine simile a quello del dio Khepri, genera sé stesso senza essere partorito da una femmina.

Questo coleottero, infatti,  feconda il proprio germe da cui nasceranno le larve, lo tiene in gestazione in una palla di sterco (nelle tenebre), che, pare, sotterri per la durata di una Luna esatta (28 giorni) che poi, dissotterrata, fa rotolare gettandola nell’acqua camminando all’indietro da Oriente ad Occidente,  guardando sé stesso verso il levante; quando essa si apre ne esce la sua prole alla stessa maniera in cui Khepri spingeva il disco solare fino al suo sorgere spazzando via il buio della notte, come il sorgere di Ra.

Lo scarabeo sacro era, pertanto, anche un simbolo di resurrezione, di grande forza e potenza anche protettiva ed apparve in innumerevoli esemplari rinvenuti anche nelle tombe (2300 a.C. circa), in amuleti o destinati ai defunti e posti tra le bende delle mummie, in corrispondenza del cuore ove portavano inscritto il capitolo 30-B del Libro dei Morti, la cosiddetta Formula dello scarabeo del cuore, che esortava il cuore a non testimoniare contro il defunto davanti al Tribunale di Osiride.

19 settembre 2023 dell’E:. V:.                                                                                                                                                                                                          Asklipios 2023