Orazione funebre

Di seguito, l’orazione funebre a ricordo del Carissimo Fr:. Giovanni.

Sabato 28 gennaio 2023 dell’E:. V:. si è tenuta nella splendida cornice di “Villa Corliano”, dimora storica del XV secolo ed una delle più prestigiose ville rinascimentali della Toscana, in provincia di Pisa, magistralmente organizzata e condotta, alla presenza di numerosissimi Fratelli e Sorelle dell’Ordine provenienti da ogni parte d’Italia, la Tornata Funebre in ricordo del Sublime Fr:. Giovanni Michelini passato all’Oriente Eterno.

Il Fr:. Giovanni, Sublime Patriarca Gran Conservatore, 95° grado del Venerabile Rito Egizio di Misraim, ricopriva la carica di Grande Esperto della Giunta del Sovrano Santuario Italiano ove risiede la Suprema Autorità del Rito.

Nel corso della Tornata il Serenissimo Gran Maestro dell’Ordine ha pronunciato la seguente orazione funebre che ha commosso tutti i presenti.

Per il Fratello Giovanni Michelini
Corliano 28 gennaio 2023 E:. V:.

Voglio vederli qui gli uomini che hanno voce dura
Coloro che domano i cavalli e dominano i fiumi
Gli uomini che cantano con la bocca piena di sole e di sassi

Qui voglio vederli; davanti alla pietra!
Davanti a quest’uomo dalle redini rotte.
                                                                            F. G. Lorca

1. La morte
La morte è una presenza costante e discreta, ci cammina accanto in ogni attimo dell’esistenza, ma lo fa in punta di piedi per non disturbare il nostro viaggio terreno, certa che, prima o poi, cadremo fra le sue braccia di tenebra.

Intanto danza, danza, danza intorno a noi, menando la falce e, ogni tanto, quella lama terribile, ci balugina improvvisa accanto, ghermendo un amico, una persona cara, un Fratello, quasi per abituarci alla solitudine che, giorno dopo giorno, si fa più fitta di ricordi.

2. Il momento dell’addio.
Erano gli ultimi giorni dell’autunno astronomico, il Solstizio d’inverno era alle porte e come si conviene a questo periodo dell’anno, la città era addobbata a festa, ovunque vetrine splendenti, festoni, cascate e trionfi di luci … e folla, tanta folla per le vie del centro, fra le piazze onuste di storia, nei chiassi e nei sottarchi, di fronte alle facciate di marmo policromo delle basiliche o a quelle in bugnato di pietra forte di torri e palazzi.

Ovunque, volti distesi e sorridenti, idee di cenoni e di vacanze, discussioni sui cadeau natalizi, progetti per l’anno nuovo, che fra poco si sarebbe affacciato sul nostro orizzonte.

Veloci i ricordi fluiscono alla memoria … … quel pomeriggio stava scorrendo via rapidamente, ancora poche ore e sarei partito per Roma per l’ultimo appuntamento elettorale … vi erano tante cose da fare: liste, documenti, elenchi, schede …
Poco prima dell’ora di pranzo avevo sentito Giovanni, mi aveva inviato tutto quello che gli avevo richiesto, era dispiaciuto di non venire nella Capitale, ma le condizioni di salute, al momento, non glielo consentivano.
Mentre stavo apprezzando una tazza fumante di tè, pensavo proprio a lui e alla pandemia che lo aveva colto di sorpresa, nonostante la quarta vaccinazione, … Poi il cellulare squillò, rompendo la quiete della sera. Guardai sul display, era Loda, telefonata inusuale, … come mai? … era successo di sicuro qualcosa … l’avranno ricoverato in ospedale, pensai. Finalmente pigiai il tasto verde … la voce di Loda rescisse ogni dubbio: “Luigi, … Giovanni se ne è andato … se ne andato nel sonno … mentre riposava”.
Fu come se un refolo di vento gelido penetrasse prepotente nello studio e giungesse diretto al cuore, per devastarlo, in un’algida tempesta di neve e di ghiaccio.
Giovanni non era più fra noi … per sempre aveva chiuso gli occhi sulle miserie di questa terra, stanco, forse di tanto lottare.
Conoscevo il suo stato, sapevo che i suoi problemi non erano da poco, lo avevo anche incontrato ed ero rimasto colpito da quel respiro affannato, da quella sofferenza che, nonostante gli sforzi, era incapace di mascherare …, tuttavia, ero impreparato.
Temevo ma al tempo stesso avevo fiducia e mi ripetevo continuamente che avrebbe superato ogni problema, che sarebbe tornato come prima.
Doveva essere così, perché quella chiglia, che tanto aveva navigato con dignità, coerenza e indomita volontà, non poteva soccombere, doveva sostenere l’urto di quell’ultima onda e, passata la tempesta, il mare sarebbe tornato ad essere tranquillo.
Ero certo che presto, di fronte a un caffè o al solito aperitivo al bar d’angolo, avremmo ricordato quel pericolo superato, quelle secche insidiose dalle quali, per fortuna era uscito.
Invece, in un attimo, la sua voce ci fu negata per sempre e solo l’amaro calice del rimpianto ci fu concesso.

3. Il ricordo
Giovanni aveva una personalità complessa, ben nascosta sotto il velo di un’apparente semplicità. Sembrava estroverso, comunicativo, diretto, ostentatamente sicuro, in realtà covava dubbi e timori che nascondeva anche a se stesso e risolveva alla luce di un inossidabile ottimismo.
Profondamente diverso da lui, quando all’orizzonte vi era una cortina impenetrabile di nubi e avevo necessità che una folata di vento per un momento le scompaginasse, sentivo il desiderio di ascoltare Giovanni, perché lui avrebbe, comunque, trovato spiragli di sole, partendo dal presupposto che non vi fosse problema irrisolvibile … era convinto che ogni storia fosse a lieto fine.
Con lui ho attraversato l’Italia in lungo e in largo, abbiamo intrapreso insieme infiniti viaggi con lo scopo di costruire qualcosa. Sì, perché egli era un costruttore, uno di quegli uomini che non si arrendano mai, che cercano sempre di cogliere il bianco nelnero, la luce nelle tenebre, poiché nutriva una visione sempre positiva nell’uomo.
Sottile e acuto, prudente e realista, ma al tempo stesso ingenuo e sognatore, manifestava curiosità e vasti interessi e ogni progetto lo entusiasmava, tanto da proporsi sempre quando si profilava una nuova sfida o altre prove ci attendevano.
Giovanni era una persona buona, dotata di una generosità d’animo invero rara, gettava il cuore oltre l’ostacolo e spesso lo gettava per gli altri.
I problemi dei Fratelli e delle Sorelle erano i suoi problemi ed egli era sempre pronto ad ascoltare, a consigliare, a offrirsi.
In un mondo dove l’egoismo è sovrano e l’aridità d’animo sembra essere la pietra angolare della società, egli era una luce che, pure nei momenti più bui, rischiarava il percorso di ciascuno di noi.
La parola “sacrificio” non aveva senso per lui, che aveva posto se stesso a servizio di tutti, senza domandare niente in cambio.
Per questo è stato un simbolo della Libera Muratoria, un esempio inimitabile di Massone, un saggio e un maestro, a cui chiedere parere e conforto.
Accorreva dove c’era bisogno, senza timori o titubanze, … senza curarsi della fatica, senza porsi problemi di spese.
Fu uno dei costruttori del nostro Ordine; fu uno di coloro che non si arresero di fronte alle enormi difficoltà che si frapponevano fra il progetto e la sua realizzazione.
Alla fine del 2016 non avevamo niente, né una sede, né un minimo di finanze, né qualcuno che dall’esterno ci appoggiasse. Solo gli ostacoli e i profeti di sventure erano abbondanti. “Ma via …, una nuova obbedienza? … Come se ce ne fossero poche”; “Dove si riuniscono? … sotto un ponte?”; “O.M.T. cosa significa? officine, meccaniche, toscane? Date retta a me, non arriveranno a Pasqua”.
Giovanni, quando ascoltava simili vaticini, rispondeva con un sorriso sornione e, rimboccatesi le maniche, lavorava, senza tregua: organizzava, prendeva contatti, visitava le poche logge che avevamo, preparava i modelli, i prestampati e gettava le basi, insieme a Loda, per costituire un primo embrione di segreteria, curava la logistica di conferenze ed eventi effettuati sotto l’egida dell’Ateneo Tradizionale Mediterraneo, l’unica struttura operativa che avevamo.
Dopo tante battaglie, solo di fronte alla grande trebbiatrice si arrese.
Come la lodola, passato il mare, muore nella luce del sole, perché di volare non ne ha più voglia, così Giovanni, stanco di lottare, decise di raggiungere la pace infinita del Padre celeste.

4. La mancanza.
Ci mancherai Giovanni!
Fra il garrire delle rondini, nei cieli di topazio, odorosa giungerà la primavera sulle tue amate montagne; i prati rinnoveranno il verde chiazzato da mille fiori, … ma tu, …, tu non ci sarai!

Il mare continuerà a ordire sull’arenile ghirlande di alghe e di fuco e i gabbiani, figli dell’aria e dell’acqua, disegneranno in alto innumerevoli arabeschi, respirando il vento dell’Ovest … ma tu, … tu non ci sarai!
Giugno, accompagnando l’astro allo zenit per segnare l’inizio della dira estate, ucciderà le ombre e muterà le spiagge in oro, … ma tu, … tu non ci sarai!
Le vie si riempiranno di mille suoni, di cento rumori, di querule voci ma la tua non risuonerà più nel Tempio, nell’affollata sala dei passi perduti, nelle agapi fraterne che saluteranno il mese più luminoso dell’anno.
In ogni momento della giornata, in ogni attimo delle nostre ore, domanderemo la tua ferma parola, la serenità del tuo sguardo, la tua rassicurante presenza.
Saranno vane richieste, a te, adesso, è grato solo il silenzio.

5. L’addio
Addio, Giovanni, amico, Fratello, compagno di tante avventure. Mi mancheranno i lunghi trasferimenti in auto, le riflessioni, i segreti condivisi, le ipotesi, l’emozione di un’impresa, i sogni, i problemi, affrontati in comune, ogni anno, ogni mese, ogni giorno, di un percorso durato oltre sei lustri; … addio!
Mi mancherà la tua bonomia, le tue fragili sicurezze, la tua indomabile volontà, i tuoi orizzonti infiniti; … addio!
Quanto è triste, rinunciare a chi era parte della propria vita, a un lembo di se stesso.
Come è amaro il calice del rimpianto che si fa rimembranza nell’età del crepuscolo; … addio Fratello caro!

6. L’eredità
L’umana esistenza è una spiaggia senza fine, lambita dal gran mare dell’essere.
La nostra vita è una traccia calcata dal piede, incerta sulla sabbia umida, al limite della battigia.
Basta un’increspatura più ampia, più vigorosa, che quel segno si cancella, rimane un vago ricordo, simile a tanti altri, un’umile pietosa testimonianza degli umani affanni.
Altre onde e altre ancora faranno sparire ogni impronta e niente resterà di tanto travaglio.
L’oblio s’addice agli uomini, solo coloro che hanno inciso la pietra con la bontà delle opere, con il lume dell’intelligenza, con il fuoco dell’amore, rimarranno presenti nella memoria di chi procede sulla strada della vita.
Così ha operato Giovanni.
La traccia che ha inciso nella nostra memoria resterà indelebile e noi porteremo avanti la fiaccola che egli ci affidò, affinché il suo esempio si tramandi, di generazione in generazione, nel solco di una tradizione nella quale vivono tutti i saggi che ci hanno preceduto.
In questo momento, nel tuo ricordo, ci accostiamo di nuovo a quel fuoco iniziatico che conoscemmo quando varcammo la soglia del Tempio e, come allora, uniti in catena, rinnoveremo il giuramento di proseguire insieme il cammino, certi di averti accanto.

7. Le vie celesti
La vita è una via disseminata di simboli e ognuno di loro va letto, al di là dell’apparenza.
Anche i simulacri di morte sono segni che, se interrogati, svelano messaggi arcani: la fine è apparenza, è un ulteriore passaggio che dischiude la porta di un’altra dimensione.
No, non esiste termine, ma trasmutazione.
La materia si scinde, si decompone, diventa terra e cenere, preparandosi a nuove fatiche, ma sulla pietra negletta, ossidata dal tempo, sboccia il fiore rosso dell’amore, mentre l’anima, il sottile, ascenderà là, dove è stato disposto dall’universale intelligenza.
Così vuole l’armonioso progetto che sottintende all’intero universo.
Giovanni se ne è andato lontano dai nostri sguardi segnati dal dolore, ma egli continua a esistere là dove regna assoluta la pace e l’armonia.
Ci guarda, ci osserva da quelle valli celesti che non conoscono i turbini, le ansie, le angosce del quotidiano.
Sorride, ascolta e sarà accanto a noi se sapremo essere degni della sua memoria e se riusciremo a cogliere nel vento che accarezza le fronde di acacia, la voce sottile dell’eterno principio, di quell’Essere, Bontà assoluta, che regna lontano dalla fragilità del contingente.
Giovanni ora è lassù, nel lieto porto del Sole.
Le procelle di un tempo sono per lui sbiaditi ricordi: i dolori, le delusioni, le amarezze, si sono dissolte nella luce assoluta dell’Oriente Eterno.
Gioisci nella tua pace Giovanni, … anche il mare, dopo la tempesta, riposa, abbracciando l’azzurro infinito del cielo.

IL GRAN MAESTRO